BANKSY. A visual protest al Mudec

20 NOVEMBRE 2018

 

  • FLOWER THROWER Anno: 2003 Tecnica: Limited edition screenprint Misure: 50 x 70 cm.Butterfly Art News Collection. Credito fotografico: Butterfly Art News Collection
  • DONUT Anno: 2009.Misure: cm 56 x 76.Tecnica: Serigrafia su carta. Collezione privata Milano Credito fotografico: © Photo Marta Carenzi
  • RATAnno: 2009.Misure: cm 56 x 76.Tecnica: Serigrafia su carta.Collezione privata Milano.Credito fotografico: © Photo Marta Carenzi
  • RUDE COPPERAnno: 2003. Misure: cm 57,5 x 42. Tecnica: Serigrafia in edizione limita.Butterfly Art News Collection. Credito fotografico: Butterfly Art News Collection
  • MOSQUITOAnno: 2002.Misure: cm 84,5 x 72.Tecnica: pittura a spray e emulsione su cartoncino perforato (francobolli della Monkey Queen di Banksy) montato su cartone.Artificial Gallery, Antwerp.Credito fotografico: © Artificial Gallery,Antwerp
  • GIRL BALOONAnno: 2004 Tecnica: Limited edition screenprint. Misure: 66 x 50 cm. Butterfly Art News Collection.Credito fotografico: Butterfly Art News Collection
  • FLYING COPPERAnno: 2003. Misure: cm 100 x 70.Tecnica: Serigrafia in edizione limitata. Butterfly Art News Collection.Credito fotografico: Butterfly Art News Collection

 

Banksy, è al Mudec, a Milano. Beh, no, certo, non lui, l’artista più misterioso della storia, ma la sua provocatoria arte presa dalla strada e nata, diffusa, resa famosa, dalla strada. Arte e politica, arte e cultura, arte ed etica della vita. Messaggi che arrivano dritti come fucilate attraverso il linguaggio sintetico, irriverente e corrosivo, di una satira intelligente che colpisce al cuore. Guerra, consumismo, povertà, conformismo, arroganza del potere, sono i “temi” di denuncia che Banksy, racconta dai muri delle periferie Londra, sua città natale, a quelli di New York, e potrebbero essere quelli di ogni angolo di mondo perché da oriente ad occidente, da nord a sud, i problemi che accomunano tutte le culture di questo mondo sono sempre gli stessi.
Passione per la denuncia alla fatica del vivere, alla la ribellione degli schemi sociali contraffatti dall’establishment, del conformismo che tende a massificare senza lasciare crescita per la creatività, all’ uso del potere per azzerare la libertà creando l’illusione della democrazia. E’ questa sua libera voce che lo ha reso un mito, ed anche se la dimensione narrativa delle sue opere lo ha “promosso” da writer ad artista di fama internazionale e le sue opere si battono all’asta da Sotheby’s anche se ora potrebbe permettersi di uscire allo scoperto, Banksy preferisce mantenere l’anonimato che lo contraddistingue, per distanza anche dalle convenzioni del mondo stesso dell’arte, perché ha fatto della sua arte denuncia e la denuncia vera, non può piegarsi al potere della fama, al luccichio, e continua provocatoriamente a scegliere lo stesso anonimato di tanti suoi compagni “ di strada” per coerenza , per convinzione, un po’ come un moderno Robin Hood.

La mostra che il Mudec, il Museo delle Culture, gli dedica, non è autorizzata da Banksy, come ogni altra dedicata a lui, ma risponde al grande seguito dell’artista con una monografica che espone circa 80 lavori tra dipinti, prints numerati (edizioni limitate a opera dell’artista), corredati di oggetti, fotografie e video,circa 60 copertine di vinili e cd musicali da lui disegnati e una quarantina di memorabilia(litografie, adesivi, stampe, magazine, fanzine, flyer promozionali, che raccontano attraverso uno sguardo retrospettivo l’opera e il pensiero di Banksy. Il grande lavoro del Mudec indaga e allarga l’orizzonte al mondo di Banksy, prima di Banksy. Il Situazionismo, le proteste del maggio 1968 e i writers di New York degli anni ’70 e ’80 furono i “movimenti” che, con una forma di protesta visiva attraverso la fusione di parole e immagini e con un’attitudine all’azione sono per Banksy espliciti riferimenti per modalità espressive o per “affinità elettive”. Del Movimento Situazionista degli anni ’50 e ’60 con radici nel marxismo, nell’anarchismo e nelle avanguardie artistiche del Novecento Banksy condivide l’attitudine sperimentale, l’attenzione alle realtà urbane, la teoria della “psicogeografia” (secondo la quale lo spazio di azione dell’artista è il territorio), l’aspetto performativo, ma soprattutto il détournement, cioè il plagio in cui sia la fonte sia il significato dell’opera originale vengono sovvertiti per creare un nuovo lavoro nel quale spesso vengono utilizzati i comics in sostituzione dei testi dei fumetti slogan situazionisti. Non solo: dalle teorie situazioniste Banksy riprende uno dei suoi assiomi, l’anti-copyright, inteso come lotta contro una forma di proprietà privata, seppure intellettuale.
In mostra anche i suoi famosissimi ratti, che assumono per lui una dimensione metaforica:
“Esistono senza permesso”, dichiara. “Sono odiati, braccati e perseguitati. Vivono in una tranquilla disperazione nella sporcizia. Eppure sono in grado di mettere in ginocchio l’intera
civiltà”. Nei lavori di Banksy i ratti diventano vandali armati di vernice e pennelli, borghesi con l’ombrello e abiti impeccabili, scassinatori, rapper, operai, sabotatori… I ratti sono il paradigma dei writers: come i ratti popolano fogne, cunicoli, aree degradate e abbandonate delle metropoli moderne, così i graffitisti si muovono nottetempo in luoghi analoghi per marchiare muri, vagoni, cancelli e serrande con i loro spray, stando bene attenti a non incappare nelle grinfie delle forze dell’ordine sempre in agguato.

A VISUAL PROTEST. The Art of Banksy a cura di Gianni Mercurio
MUDEC – Museo delle Culture di Milano
21 novembre 2018 – 14 aprile 2019