good morning HUMANITY

1 Maggio 2020

Il famoso ” Discorso all’Umanità “,voce e parole del grande Charlie Chaplin nel finale del film “Il Grande Dittatore”, sono protagoniste del nuovo spot di Lavazza in onda da oggi 1 maggio ideato da Armando Testa.

Una nuova campagna pubblicitaria globale con un contenuto forte,un approccio creativo di grande impatto e un linguaggio contemporaneo che interpreta e promuove valori universali.

Un appello potente a favore del risveglio della sensibilità individuale con un messaggio positivo che arriva dal passato ,ad una “nuova umanità” che invita a fare del progresso, della sostenibilità e della tolleranza le basi sulle quali fondare il nostro prossimo “rinascimento” . Più che uno spot è un messaggio di speranza al mondo, una riflessione profonda sul momento attuale e, soprattutto, sul nostro futuro. Un futuro molto, molto prossimo.

Nella campagna, anche le storiche immagini realizzate da Steve McCurry, Dennis Stock e Jerome Sessini dell’agenzia Magnum Photos. La colonna sonora e’ “Rain, in your black eyes” di Ezio Bosso.

#TheNewHumanity

WESTWOOD : punk, icon, activist

14 FEBBRAIO 2019

 

 

 

 

Vivienne Westwood. Icona del punk inglese, stilista, attivista in difesa dell’ambiente. E’ in uscita nei giorni della settimana della moda, dal 18 al 20 febbraio, quindi tra pochi giorni, il doc diretto da Lorna Tucker che racconta la vita fuori dagli schemi a partire dagli inizi, durissimi di una delle icone più autentiche del nostro tempo, la storia di una donna eccezionale, che ha condotto una vita straordinaria, vissuta anche in momenti di grandi cambiamenti della storia contemporanea, che ha lottato per mantenere l’integrità del suo brand, dei suoi principi. Di umili origini, scappata di casa a 15 anni, arrivò a Londra negli anni 60, nel pieno dello splendore “Swinging”, tra le minigonne di Mary Quant e i colori e i sogni di Carnaby Street. L’incontro con Malcolm McLaren, impresario e manager dei Sex Pistols, il gruppo punk più rappresentativo del periodo e del movimento, ha segnato l’inizio della sua ascesa con il negozio di abbigliamento al n. 430 di King’s Road, che lanciò il genere punk, una cultura popolare rivoluzionaria e la carriera dei due: Let it Rock diventa Too Fast to Live Too Young to Die, Sex poi The Seditionaries. Nascono i Sex Pistols, ideati da McLaren, la Westwood è autrice delle parole di alcune canzoni, ma soprattutto della famosa maglietta strappata con la scritta Destroy indossata da Rotten, ora conservata al Victoria & Albert Museum. Dopo le spille sugli abiti, e con lo scioglimento dei Sex Pistols, McLaren e la Westwood portano sul catwalk la collezione Pirate . E’ il 1981 e il mondo della moda incomincia ad accorgersi del talento di questa ex punk- rocker. Nell’82 la coppia si separa e la Westwood, porta avanti da sola il marchio che prende il suo nome facendo fronte a situazioni finanziarie difficili e frustranti, creando la sua moda dal niente. “Non aveva soldi, non aveva sponsor – racconta la regista Lorna Tucker – realizzava gli abiti sul tavolo della cucina, di notte. Per anni, agli incontri con i professionisti, hanno riso di lei. Nonostante questo, è riuscita a emergere come un’icona culturale inglese e un fenomeno nel mondo del fashion. La sua energia contagiosa di è sempre divisa tra l’amore per il suo lavoro e l’impegno civile contro le guerre, le battaglie per i diritti e da sette anni, sempre più per l’ambiente, fondando Climate Revolution e recandosi, tra le altre cose, anche al Circolo Polare Artico per la missione di sensibilizzazione di Greenpeace verso i pericoli del cambiamento climatico. Ovviamente è stata tra le prime ad applicare i principi di sostenibilità ambientale alla sua azienda. Un ritratto intenso e toccante questo documentario, su una donna controcorrente e sempre profondamente radicata ai suoi valori che attraversando cinquant’anni di storia del costume inglese, di grande impatto culturale e rivoluzionario, che è diventata un’icona della moda e un modello di riferimento di più di una generazione. Si parla più di moda e un po’ meno di ambiente, come la Westwood avrebbe preferito, in questo documentario dove ci sono i racconti di tante persone ( ci sono anche i ricordi di Kate Moss (“le sue sfilate erano oltraggiose”) e Naomi Campbell (“era la nostra regina”). ” ma quello che emerge, su tutto, ( e come dubitarne? ) è la sua esplosiva personalità, a quasi 78 anni la sua inesauribile energia , e un messaggio : se vuoi fare qualcosa, fallo, e non mollare mai.

 

 

vanity fair STORIES

20 NOVEMBRE 2018

 

Sta arrivando a Milano sabato 24 e domenica 25 novembre all’Anteo Palazzo del Cinema, Vanity Fair Stories, Una maratona di due giorni densi, con circa 60 interventi di personaggi del mondo dello spettacolo, il primo grande evento organizzato da Vanity Fair Italia e patrocinato dal Comune di Milano, due giorni ricchi di ospiti nazionali e internazionali, di proiezioni e di prime visioni, musica e premiazioni. Protagoniste le STORIE. Storie personali ed eccezionali raccontate da cantanti, attori, registi, sceneggiatori, scrittori nazionali e internazionali che si racconteranno e racconteranno. Talk, proiezioni in anteprima, workshop, e la possibilità di interagire, di raccontare, intervenire anche per il pubblico. Frammenti di identità che a loro volta rivelano in maniera precisa com’è l’epoca che stiamo attraversando.
Vanity Fair da 15 anni incrocia storie straordinarie di personaggi straordinari con storie normali di persone normali con storie eccezionali di momenti eccezionali, tra complessità e semplificazione. «quando una persona racconta la propria storia abbiamo il privilegio di guardare il mondo attraverso i suoi occhi: l’ha scritto Barack Obama alla vigilia del summit della Obama Foundation, che richiamava attivisti, politici, artisti, sportivi a raffrontare storie non comuni di comune speranza.
Il vicedirettore di Vanity Fair, Malcom Pagani, dà un assaggio di quel che sarà: «Avremo il disordine da attrice di Valeria Golino, la lucida follia di Valeria Bruuni Tedeschi, le reminiscenze da panettiere di Fabio Volo, la leggiadria di Maria Carla Boscono, la timidezza di Alba Rohrwacher, la fantasia di Terry Giliam, le parole di Peter Cameron, la riscrittura per immagini dell’Amica Geniale di Saverio Costanzo. E, nella settimana milanese della Milano Music Week, tanta musica, a cominciare da Elisa, che apre il festival sabato mattina, alla chiusura in grande di domenica sera con i Negramaro. Tra i premiati con il Vanity Fair Award, durante la serata di sabato 24, anche lo showman Rosario Fiorello e lo scrittore e regista premio Oscar Paolo Sorrentino.

Tutti gli ospiti, gli approfondimenti, le notizie, gli aggiornamenti e il programma su http://vanitystories.vanityfair.it/

#vanityfairstories

 

COLDPLAY A Head Full of Dreams IL FILM

28 OTTOBRE 2018

 

 

A Head Full of Dreams, è il film che racconta 20 anni di storia dei Coldplay. Prove, concerti, materiale prezioso e inedito che racconta episodi della storia della band, comprese le riprese girate durante il tour A Head Full of Dreams, il terzo più grande di tutti i tempi che ha incantato e fatto e cantare oltre 5,5 milioni di fan negli stadi di tutto il mondo. Il 14 novembre 2018 il film verrà trasmesso in anteprima mondiale in oltre 2000 cinema di tutto il pianeta in collaborazione con Trafalgar Releasing e sarà l’occasione unica per restituire un ritratto intimo e profondo della band e della sua spettacolare ascesa, dalle backroom dei pub di Camden fino agli stadi di tutto il mondo. Il film evento, in lingua originale con sottotitoli in italiano e con 10 minuti di contenuti extra esclusivi per il cinema, è diretto da Mat Whitecross – regista di Supersonic, il documentario degli Oasis del 2016 – che ha incontrato i quattro amici del college a Londra, prima ancora che formassero la band. Sin dalla prima prova in una camera studentesca, Whitecross era presente per catturare la loro musica e le loro relazioni. Da allora Whitecross ha diretto molti dei video più iconici dei Coldplay (tra cui Paradise, A Sky Full Of Stars e Adventure Of A Lifetime) e ha continuato a documentare l’evoluzione musicale e personale della band. Dopo l’uscita in sala, il film sarà disponibile per lo streaming su Amazon Prime Video.
Per l’elenco dei che ospitano il film dedicato ai Coldplay, consultare sito del distributore italiano Nexo Digital.

il CINEMA a VENEZIA 75

29 AGOSTO 2018

 

  • "SUSPIRIA", DI LUCA GUADAGNINO CON DAKOTA JOHNSON
  • "THE BALLAD OF BUSTER SCRUGS" DI JOEL ED ETHAN COEN
  • NATALIE PORTMAN IN "VOX LUX"
  • ALFONSO QUARON SUL SET DI "ROMA"
  • WILEM DAFOE NEI PANNI DI VAN GOGH IN "AT ETERNITY'S GATE"DI JULIAN SCHNABEL

 

Inizia oggi la 75esima edizione del Festival del Cinema di Venezia , la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia , per essere corretti, forte di un programma ricchissimo e giudicato dal quotidiano inglese Guardian, “ il miglior programma di sempre “, che vede nei 21 film in concorso, nomi come Damien Chazelle (Oscar per La La Land), Joel & Ethan Coen (4 statuette), Alfonso Cuaron (vinse per Gravity), Florian H. Von Donnersmarck (il regista tedesco di Le vite degli altri, Miglior film straniero), l’ungherese Laszlo Nemes (Il figlio di Saul, Miglior film straniero 2016 .. erano anni che non si vedevano così tanti Premi Oscar in gara per il Leone d’Oro, più quelli che hanno avuto almeno una nomination: Luca Guadagnino, Jacques Audiard, Yorgos Lanthimos, Mike Leigh, Julian Schnabel, Paul Greengrass…La giuria è presieduta da Guillermo Del Toro, vincitore della passata edizione con “ La forma dell’acqua” e composta da Trine Dyrholm, Nicole Garcia, Paolo Genovese, Sylvia Chang, Malgorzata Szumowska, dalle star Christoph Waltz e Naomi Watts e dal regista del film Marvel Thor: Ragnarok, il neozelandese Taika Waititi.
Questi i film in concorso :

First Man di Damien Chazelle, con Ryan Gosling e Claire Foy (USA)
The Mountain di Rick Alverson con Jeff Goldblum e Tye Sheridan (USA)
Double Vies di Olivier Assayas con Juliette Binoche (FRANCIA)
The Sisters Brothers di Jacques Audiard, con Joaquin Phoenix, William C Macy, Jake Gyllenhaal (USA)
The Ballad of Buster Scruggs di Joel ed Ethan Coen (USA)
Vox Lux di Brady Corbet con Natalie Portman, Jennifer Jason Leigh e Jude Law (USA)
22 July di Paul Greengrass (NORVEGIA)
Roma di Alfonso Cuaron (MESSICO)
Suspiria di Luca Guadagnino, con Dakota Johnson, Tilda Swinton e Chloe Grace Moretz (ITALIA)
Werk Ohne Autor di Florian H Von Donnersmarck (GERMANIA)
The Ninghtingale di Jennifer Kent, con Aisling Franciosi e Sam Claflin (AUSTRALIA)
The Favourite di Yorgos Lanthimos, con Emma Stone, Rachel Weisz e Olivia Colman e Joe Alwyn (IRLANDA/GB)
Peterloo di Mike Leigh (GB)
Capri-Revolution di Mario Martone (ITALIA)
What You Gonna Do When The Worlds’s On Fire? di Roberto Minervini (ITALIA)
Sunset di Laszlo Nemes (UNGHERIA)
Frères Ennemis di David Oelhoffen con Matthias Schoeneaerts (BELGIO)
Nuestro Tiempo di Carlos Reygadas (MESSICO)
At Eternity’s Gate di Julian Schnabel, con Willem Dafoe, Oscar Isaac ed Emmanuelle Seigner (USA)
Acusada di Gonzalo Tobal (ARGENTINA)
Killing di Shinya Tsukamoto (GIAPPONE)

Apre ufficialmente il Concorso la proiezione di First Man – Il primo uomo, il nuovo film di Damiel Chazelle con Ryan Gosling nei panni dell’astronauta Neil Armstrong, il primo uomo a mettere piede sulla Luna. Oltre al First Man , sono tanti i film americani importanti che verranno proiettati al Lido, a partire da quelli del concorso:i mitici fratelli Cohen con The Ballad of Buster Scruggs, ma anche The Mountain di Rick Alverson, Vox Lux di Brady Corbet, con Natalie Porman, e l’At Eternity’s Gate che è il biopic di Julian Schnabel su Van Gogh con Willem Dafoe nei panni del genio olandese. Unica donna in concorso la Jennifer Kent di Babadook, con The Nightingale.
Nelle altre sezioni, tra i 10 doc a detta di Alberto Barbera tutti strepitosi, il documentario di Erroll Morris su Steve Bannon, American Dharma, e quello su Monrovia, Indiana di Frederick Wiseman, mentre Emir Kusturica porta il docu El pepe

Sono sei, e tutti super, i titoli di Netflix presentati al Lido: 22 July di Paul Greengrass (in concorso); Roma di Alfonso Cuaron (in concorso); il già citato The Ballad of Buster Scruggs di Joel e Ethan Coen (in concorso); Sulla mia pelle di Alessio Cremonini (Orizzonti); il Welles postumo The Other Side of the Wind (fuori concorso); il doc They’ll love me when I’m dead (fuori concorso).
Prodotti da Amazon Studios sono invece il remake di Suspiria di Luca Guadagnino con l’immancabile Tilda Swinton, e Peterloo di Mike Leigh, tutti e due in concorso.
Tra i tanti ospiti, grande attesa per Lady Gaga, presente alla proiezione in prima mondiale, Fuori Concorso, di A Star is Born, debutto nella regia di Bradley Cooper, interpretato dallo stesso Cooper e da Lady Gaga, nel suo primo ruolo da protagonista nel film co-sceneggiato e prodotto da Bradley Cooper, che duetta nel film con Lady Gaga su canzoni originali nel terzo remake del film di William Wellman del 1937, dopo quello di Cukor del ’54 e la versione del ’76 con Barbra Streisand e Kris Kristofferson.

Negli eventi collaterali da non perdere ci sono, le conversazioni di Miu Miu Women’s Tales che permetteranno a protagoniste del mondo dello spettacolo come Dakota Fanning, Kristine Froseth, Stacy Martin, Sadie Sink, Gugu Mbatha-Raw, Bel Powley e Haifaa Al-Mansour di parlare della propria esperienza e dei cambiamenti in atto nell’industria dello spettacolo.
E per per gli appassionati di cinema la masterclass con David Cronenberg , il 5 settembre, premiato, quest’anno, insieme a Vanessa Redgrave, con il Leone d’oro alla Carriera.

 

 

 

LOCARNO festival 2018

 

29 LUGLIO 2018

 

  • BLAZE  -  ETHAN HAWKE
  • GANGBYUN HOTEL  -  HONG SANG-SOO
  • BLACKKLANSMAN  -  SPIKE LEE
  • I FEEL GOOD  -  BENOIT DELEPINE E GUSTAVE KERVEN
  • DIANE  -  KENT JONES
  • LA FLOR  -  MARIANO LLINAS
  • L OSPITE  -  DUCCIO CHIARINI
  • THE EQUALIZER  -  ANTOINE FUQUA
  • SEDUCAO DA CARNE  -  JULIAN BRESSANE
  • MENOCCHIO  .  ALBERTO FASULO
  • PAJAROS DE VERANO  -  CIRO GUERRA E CRISTINA GALLEGO

 

L’appuntamento al Locarno Festival è dal 1 all’11 agosto. Una chicca, e chi ama il cinema lo sa. Qui si trovano film d’autore, sperimentazione, titoli internazionali, dibattiti, retrospettive, eventi speciali, molta attenzione per i giovani registi e perfino una sezione dedicata ad un pubblico che va dall’infanzia all’adolescenza. Il tutto in un clima friendly e partecipativo, con sezioni ed eventi dislocati intorno alla Piazza Grande, luogo icona del Festival e suggestiva “sala di proiezione “ principale. Una vera festa del cinema, in un clima disteso, quasi vacanziero, ma non per questo meno prestigioso degli altri due grandi festival europei di Venezia e Cannes.
Il fil rouge che attraversa la 71esima edizione del Festival è l’umanesimo. Il direttore artistico Carlo Chatrian:
“Mettere al centro del programma l’uomo può apparire scontato; tuttavia mi pare che mai come in quest’epoca le persone abbiano paura di guardare in faccia al prossimo. Si preferisce abbassare lo sguardo, farlo cadere su un piccolo monitor che non ci abbandona mai e che, come una coperta di Linus, ci copre il volto. Allora lo schermo del cinema, così grande da non poter essere evitato, acquista un nuovo ruolo. Il cinema, quella sala dove la dimensione collettiva è imprescindibile, diventa il luogo in cui il volto del prossimo ci guarda. E ci pone domande che non sono più eludibili. L’idea di rivendicare l’importanza e la dignità dell’uomo, di affermare – come fanno le gocce che pitturano il manifesto di quest’anno – che ogni uomo è unico, prezioso e insostituibile, è rilanciata da una celebrazione che Locarno ha deciso di accogliere: i settant’anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, organizzata in collaborazione con le Nazioni Unite. Pensare che il Festival abbia la stessa età di questa “carta”, così semplice ed essenziale, stimola e inorgoglisce.
Il Locarno Festival è diventato, anno dopo anno, un momento importante in cui scoprire nuovi registi. Ci sono film che devono trovare il loro posto nel panorama cinematografico e una parte di quelli nel programma – perfino in Concorso – non verranno distribuiti nelle sale. Film all’avanguardia, che aprono nuove strade. E’ un festival che si frequenta d’estate, quando si è in vacanza, anche per questo frequentato da un pubblico giovane, per cui oltre agli aficionados che vanno al festival da anni, c’è un forte ricambio generazionale, e cosa che fa piacere, non ci sono distinzioni di accreditati, i posti sono liberi, eccetto quelli della giuria. Negli ultimi anni è stato potenziato e strutturato un programma formativo che è Locarno Academy, un percorso diversificato per attività: per chi ha iniziato o sta iniziando a fare film (Filmaking Academy), per chi si occupa della scrittura cinematografica (Critics Academy), per chi inizia a lavorare nel mondo dell’industria (Industry Academy).
La grande retrospettiva di quest’anno, dopo altri grandi maestri come Lubitsch, Minnelli e Cukor, è dedicata al regista e sceneggiatore Leo McCarey vincitore di tre premi Oscar, che apre il programma della Piazza Grande. McCarey ha lasciato un’impronta indelebile sia nel cinema comico sia nella grande stagione della commedia. Nei suoi film il bambino, l’adulto, l’anziano sono raccontati con delicatezza e precisione con la lieve grazia tipica del cinema classico.
Per il cinema americano, BlacKkKlansman di Spike Lee (già visto a Cannes), il thriller The Equalizer di Antoine Fuqua con Denzel Washington e l’imperdibile Blaze diretto da Ethan Hawke, che riceverà anche l’Excellence Award come riconoscimento alla carriera, ( proiettati anche alcuni dei film più belli in cui ha lavorato, da «L’attimo fuggente» a «First Reformed») a Meg Ryan il Leopard Club Award e all’autore francese Bruno Dumont (al quale è dedicata una piccola retrospettiva tra cui “L’età inquieta” e “L’humanité”) il Pardo d’onore.
Da vedere la commedia “I Feel Good” di Benoît Delépine e Gustave Kervern con protagonista Jean Dujardin, il drammatico “Pájaros de verano” di Ciro Guerra e Cristina Gallego e l’italiano Duccio Chiarini con “L’ospite”.
Nel Concorso Internazionale, interesse per il sudcoreano “Gangbyun Hotel” di Hong Sang-Soo, l’americano “Diane” di Kent Jones e l’argentino “La flor” di Mariano Llinás, film diviso a episodi della durata complessiva di 14 ore. Per l’Italia è in lizza Alberto Fasulo (vincitore della Festa del Cinema di Roma con «Tir») con “Menocchio”
Nella sezione Signs of Life, la presenza del regista brasiliano di culto Julian Bressane con “Sedução da carne”.
Evento speciale la proiezione di una nuova versione di “Good Morning Babilonia”, film del 1987 dei fratelli Taviani, omaggio a Vittorio, da poco scomparso, mentre come omaggio al grande documentarista Claude Lanzmann verrà riproposta la sua monumentale opera “Shoah” del 1985.
Il programma di quest’anno mostra film che, invece di rappresentare i conflitti di questo nostro strapazzato mondo, si concentrano su storie private, come lettere d’amore.

 

°LocarnoFestival

 

l’isola dei cani di WES ANDERSON

 

28 APRILE 2018

 

 

E’una storia che tocca le corde dell’emozione, quella di questo ragazzino alla ricerca del suo cane, ma non pensate al solito film strappalacrime di dickensiana memoria, perché questo è Wes Anderson, ragazzi, e un film di Anderson non perde mai in contemporaneità e leggerezza. La storia ha la struttura della fiaba e si svolge in un ipotetico Giappone del futuro, dove Atari, un ragazzino di 12 anni, scortato da 4 amici cani, va alla ricerca del suo adorato Spots, esiliato come moltissimi suoi simili, dallo zio malvagio di Atari, che cerca di liberarsi della da lui odiata razza canina, spedendo i poveri animali tra le lande fredde e desolate di un’immensa isola di rifiuti e ruderi industriali.
E’ un film di animazione, girato con una tecnica che lo rende sorprendente e innovativo, dove l’arte, il cinema e i cartoni della cultura giapponese sommati da Anderson nella cifra totale della costruzione del film, ne fanno un racconto affascinante anche solo dal punto di vista della forma. Ma no, c’è molto altro. Come in tutte le fiabe, la storia ha una morale che spinge alla riflessione sul dove ci si sta spingendo, sul chi dovremmo – vorremmo essere o siamo, e ci mette davanti ad una realtà che non è futura, ma vive già in un presente dove l’umanità, nel senso più alto del termine, non è più specifica degli esseri umani, ma dei cani, che sono spesso più umani degli umani. E come in tutte le favole che si rispettino, ci sono i buoni e ci sono i cattivi, ci sono i cambiamenti determinati dalle azioni, dalle intenzioni e dalla volontà di produrre cambiamenti in nome della pacifica convivenza, della tolleranza e dell’amore, tema centrale di un film che non manca anche di quell’umorismo e quella complessità, quella profondità mascherata, che contraddistingue l’intera filmografia di Anderson.

 

MGP

 

 

 

movie: LADY BIRD

 

2  MARZO 2018

 

 

 

Christine odia Sacramento e sogna New York. Odia la routine provinciale del  Midwest della California, dove si sente prigioniera, non vede l’ora di finire la scuola cattolica che è obbligata a frequentare,( scelta tra mille sacrifici, dalla madre per evitare la pericolosità di quella pubblica ) è insoddisfatta di amicizie che non sono all’altezza delle sue aspirazioni, delle prime deludenti relazioni sentimentali ed ha un difficile rapporto con la madre. E odia il suo nome, così convenzionale. Lady Bird è il nome d’arte che si sceglie per prendere le distanze dall’opaca vita che rifiuta, e che rappresenta  la ricerca di un altro sé, l’aspirazione a esprimere la vera se stessa che sente non coincidere con la Christine del mondo in cui vive,  la voglia e la determinazione di volare lontano da quel territorio socio-culturale che le sta troppo stretto per vivere i suoi sogni di grandezza, cultura e indipendenza, per fuggire dalle ristrettezze e andare a studiare in una prestigiosa università della grande mela, nella metropoli più ambita d’America. Il padre, disoccupato in crisi per aver perso il lavoro, la asseconda nella lotta per affermare le proprie scelte, mentre la madre, infermiera, è preoccupata per il suo futuro, e cercando di convincerla a studiare in un college più vicino, scatena, ovviamente, con le sue attenzioni iper protettive, un contraddittorio rapporto di amore-odio. che  è il centro nevralgico ed emotivo del film. Detta così, sembrerebbe di trovarsi di fronte all’ennesimo film su un coming of age dal sapore trito e ritrito, invece Greta Gerwig, al suo debutto da regista, ne fa un film generazionale e universale capace di comunicare oltre le barriere culturali, ribaltando gli stereotipi senza retorica e sentimentalismi di contorno, con una scrittura pulita che rischia spesso di perdere la visceralità di certe passioni con un punto di vista femminile, una versione nuova e dissacrante del lessico del coming of age. 

 

MGP

 

 

chiamami con il tuo nome

 

25 GENNAIO 2018

 

A un anno dalla presentazione a Berlino, candidato con 4 nomination agli Oscar, tra cui miglior film, è da oggi nelle sale “ Chiamami col tuo nome “ di Luca Guadagnino. Bel film, esteticamente impeccabiile, racconta con uno stile un po’affettato, della passione che irrompe nella vita di un diciassettenne all’interno di una famiglia alto borghese, impegnata a passare il tempo tra saggi e poesie, musica classica, e qualche dissertazione politica. In questo piccolo mondo un po’decadente e francamente insopportabile, che ci ricorda le atmosfere viscontian – bertolucciane ( Io ballo da sola ) di una borghesia affacciata sul nulla alle prese con quell’autocompiacimento che la lascia fuori dalla partita per stare alla finestra, compare Oliver, uno studente che sta lavorando al dottorato con il padre di Elio, docente universitario. L’amore che sboccia tra Oliver ed Elio sconvolge il mondo mollemente adagiato degli antipatici personaggi del film, e riscatta un’atmosfera fasulla e un po’ fastidiosa, mettendo in scena con sapienza e delicatezza, passione e sentimenti, veri , sul tema universale dell’amore, con i suoi patimenti e il suo carico di dolore. Chiude la storia  un monologo del padre di Elio, fino a quel momento personaggio a dire poco superfluo, che per toni e sincerità, vale il film intero.

 

MGP

tre manifesti a EBBING, missouri

 

11 GENNAIO 2018

 

Dopo il trionfo ai Golden Globe, ( tutti premi meritatissimi ) arriva in Italia Tre manifesti a Ebbing, Missouri.

L’interprete principale è la bravissima Frances Mc Dormand, premiata come miglior attrice protagonista di un film scritto con i controfiocchi, miglior sceneggiatura a Venezia e ai Golden Globe, drammatico e divertente, intelligente, impegnato senza essere bacchettone, indipendente, profondo e spettacolare, con battute e svolte di narrazione continue. Una commedia nera dove dolore, rabbia e tensione, si mescolano raccontando l’America della provincia più profonda, quella tante volte rappresentata, del razzismo e della misoginia, ma da un punto di vista   diverso  e con un’ umorismo sorprendente dal regista angloirlandese Martin McDonagh. Il cuore del film, è la storia di una madre che lotta perché a sette mesi dalla morte della figlia, violentata e uccisa, sia fatta giustizia e siano catturati i colpevoli, e lo fa con rabbia, con dolore, rancore, determinazione, rivolgendo la sua furia spietata allo sceriffo e al suo aiutante, accusandoli di non aver fatto abbastanza per trovare gli assassini e affittando tre spazi pubblicitari giganti sulla strada che porta fuori dalla cittadina per scuotere dalla palude dell’immobilismo:   “Violentata mentre moriva, ancora nessun arresto, come mai capo Willoughby?”. Mano a mano che la storia si sviluppa si comprendono le ragioni di tanto furore: Mildred è una donna divorziata da un marito violento, madre in rapporto conflittuale e insieme tenero con il figlio adolescente; dentro al suo dramma c’è tutta la ribellione ad anni, secoli di oppressione maschile, alla grettezza, all’ottusità, all’indolenza della polizia e forse anche alla corruzione. E’, in un certo modo, un film politico, nella misura in cui parla della nostra società, in un periodo storico in cui la lotta alla sopraffazione e al femminicidio sono nelle cronache di tutti i giorni, il personaggio forte, è femminile.Tutti i personaggi, anche il piu’ piccolo, sono stati curati nei dialoghi nei minimi dettagli, con un linguaggio sempre spiritoso e acuto senza mai sembrare finto, che non perde mai in intensità. Merito del regista e commediografo McDonagh, che riesce a creare una storia  in cui il comico e il drammatico sembrano scaturire l’ uno dall’altro, in un crescendo di violenza, rabbia, irrazionalità, che sfocia nell’inverosimile, senza che ne risenta la verità dolorosa della storia e dei personaggi, un film “ruvido” e al tempo stesso poetico che lancia la sfida di un cinema umanistico, senza retorica, e contiene un messaggio, un invito a non arrendersi mai. Ebbing, riflusso. Da una situazione tragicomica che sfiora il surreale e mette in crisi di coscienza un’intera comunità costringendola a guardarsi dentro, nasce un segno positivo, un potenziale rinnovamento, l’uscita dalla stagnazione, dall’ottusità, dagli egoismi.

MGP

 

il fim:THE SQUARE. il caustico sarcasmo di ostlund

7 NOVEMBRE 2017

 

The Square è il perimetro di un quadrato situato a terra, un’opera la cui didascalia dice : “Il Quadrato è un santuario di fiducia e altruismo. Al suo interno tutti dividiamo gli stessi diritti e doveri.
Il protagonista del film è il curatore di un museo d’arte moderna che perde il suo aplomb di ingessato intellettuale quando un imprevisto mette in crisi la sua vita costruita su comode ipocrisie, rivelando un uomo sgradevole e confuso. Commedia satirica dove la presa in giro del mondo elitario dell’arte contemporanea sembra l’ovvio bersaglio, The Square è in realtà una fotografia per niente confortante del mondo odierno, che mette a nudo attraverso la pochezza vanesia del suo protagonista, la cinica immaturità di una società che non ha voglia di fare i conti con se stessa, e una certa illuminata intellighenzia tronfia di buonismo che al momento opportuno si volta elegantemente dall’altra parte. Due ore e venti di comicità e situazioni paradossali, silenzi e piccoli movimenti.

 

 

il film dipinto: LOVING VINCENT

9 OTTOBRE 2017

 

 

Nelle sale italiane dal 16 al 24 ottobre, LOVING VINCENT, il primo film di animazione interamente dipinto da 125 artisti in sei anni di lavorazione. Il film, recitato prima da attori e poi dipinto inquadratura dopo inquadratura nello stile di Van Gogh, racconta la vita dell’artista con i personaggi dei suoi quadri, come lo stesso Van Gogh ha dipinto nelle sue  opere i sentimenti e gli accadimenti della sua vita. I registi Dorota Kobiela e Hugh Welchman hanno costruito la sceneggiatura servendosi delle lettere dell’artista ( circa 800 tra scritte e ricevute ) per un biopic nel quale la tormentata vita del pittore è raccontata dalla sua arte attraverso il cinema. Davvero imperdibile questo straordinario, unico racconto, che regala momenti di vera magia.

 

MFF Il cinema indipendente a MILANO

27 SETTEMBRE 2017

  • COPA - LOCA  DI CHRISTOS MASSALAS - CONCORSO CORTI
  • ENGLAND IS MINE DI MARK GILL - CONCORSO LUNGOMETRAGGI
  • IT'S EASIER TO RAISE A CATTLE DI AMANDA NELL EU - CONCORSO CORTI
  • KIEV MOSCOW DI ANNA LYUBYNETSKA - CONCORSO CORTI
  • MACHINES  DI RAHUL JAIN - SEZIONE COLPE DI STATO
  • PUSSY DI RENATA GASIOROWSKA - SEZIONE MARATONA ANIMAZIONE
  • SALA 360°
  • TOUGH DI JENNIFER ZHENG - SEZIONE MARATONA ANIMAZIONE
  • MICHELANGELO ANTONIONI: DESERTO ROSSO - L' ARCHEOLOGIA DEL SET

 

Dal 28 settembre all’8 ottobre, queste le date del Milano Film Festival ,un appuntamento imperdibile con una programma fittissimo di cinema indipendente con molte anteprime, proiezioni, rassegne e incontri, serate musicali, arti visive, eventi speciali, mostre. Non solo cinema dunque, ma una vera kermesse culturale che abbraccia trasversalmente tutte le arti. Undici giorni di contemporaneità, ricerca, aggregazione, idee, scambio culturale, tanto che non ci si accorge del passare del tempo e quando finisce se ne vorrebbe ancora. Oltre al programma del CONCORSO INTERNAZIONALE LUNGOMETRAGGI che comprende otto opere prime e seconde presentate in anteprima, girate da registi provenienti da ogni parte del mondo, il CONCORSO INTERNAZIONALE CORTOMETRAGGI, la sezione ormai storica dedicata al documentario politico “COLPE DI STATO”, il “FOCUS ANIMAZIONE ” la sezione “VIDEOESPANSO” di video musicali dedicata al linguaggio a metà strada tra il cinema e il web, e ancora , “DEBUT”,una serie di appuntamenti per colmare il vuoto di connessione tra l’industria e chi vuole iniziare a fare cinema, AUDIOVISIVA, un programma di interazioni tra musica, arte e tecnologia, e non manca nemmeno uno spazio per i più piccoli: MILANO FILM FESTIVALINO. Proiezioni fuori concorso: mai distribuito in Italia, “20TH CENTURY WOMEN di Mike Mills con Annette Benning, e ancora MANIFESTO di Rosenfeldt, COLUMBUS di Kogonada , TONY CONRAD. COMPLETELY IN THE PREESENT di Tyler Hubby,  che racconta la vita del’artista che fu fonte di ispirazione per i Velvet Underground, film maker visionario ed eclettico,e ancora : GIRL POWER di Jan Zajicek, doc sulle donne graffitare e la loro street art. Si inaugura durante il Festival la SALA 360°, la prima sala cinematografica in Italia in Realtà Virtuale, esperimento che si estenderà per 6 mesi con ospiti speciali e incontri di approfondimento sulle novità della produzione video di devices di realtà aumentata e virtuale. E non è finita qui, mostre e musica non possono mancare. NOI, MILANO 1968- 1977 è la raccolta della memoria storica di un periodo indimenticabile che ha dato inizio ad una rivoluzione culturale che è diventata parte della città. 14 ore di filmati girati dal Collettivo Cinema Militante. Altra mostra da non perdere è “ ANTONIONI, ARCHEOLOGIA DEL SET “, che attraverso le foto di scena di “ l’Avventura “ e “ Deserto Rosso “ di Enrico Appetito, cerca la relazione tra il regista e la natura. Non esiste cinema senza musica, e  non esiste Milano Film Festival senza festa e senza eventi musicali. Ogni giorno un DJ set da scoprire.

Tutto questo al distretto Tortona, tra Base Milano, Mudec Museo delle Culture, e il cinema Ducale

 

 

Venezia Film Festival Awards

                                         

                                                                                                                     10 SETTEMBRE 2017

 

Conclusa la 74° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, un Festival quest’anno, veramente di altissimo livello, con l’assegnazione del Leone d’Oro per il miglior film alla favola dark “The Shape of Water” di Guillermo del Toro, film amato da subito da critica e pubblico. Una romantica storia d’amore tra una strana creatura marina e una donna delle pulizie muta che si svolge durante gli anni della Guerra Fredda e lancia un messaggio di grande attualità : solo con l’amore si vince la paura.

Gran Premio della giuria a “Foxtrot” di Samuel Maoz, un surreale ritratto dell’elaborazione del lutto di un padre che perde il figlio militare nell’esercito di Israele, denunciandone la violenza insita nella società israeliana.

Premio Speciale della Giuria a “Sweet Country” di Warwick Thornthon, una storia vera accaduta in Australia negli anni “20”che racconta di un aborigeno accusato ingiustamente dell’omicidio di un colono bianco.

Miglior film della sezione Orizzonti a “Nico, 1988”  di Susanna Nicchiarelli, road movie sugli ultimi anni di vita  della cantante dei Velvet Underground, musa di Andy Wharhol, di cui avevamo già parlato il giorno della prima.

Premio Leone del Futuro per la miglior opera prima a “Jasqu’à la Garde” di Xavier Legrand, che si aggiudica anche il Leone d’Argento per la regia, per un film che è un grido politico contro la violenza sulle donne.

Non meno importanti i “premi minori “: Premio Speciale della Giuria Orizzonti a “Caniba”dei registi ed antropologi Verena Paravel e Lucien Castaing- Taylor,il documentario sul cannibale della Sorbona che nel 1982 uccise e mangiò la sua compagna di studi. Premio Venezia Classici per il miglior documentario sul cinema al film “The Prince and the Dybbuk” di Elwira Niewiera e Piotr Rosoowski,  Il Premio per il Miglior Film restaurato a “Idi I Smotri” di Elem Klimov,  il Premio al Miglior Cortometraggio a “Gros Chagrin”,di Celine Devaux, il Premio alla Miglior Storia in realtà virtuale a “Bloodless” di Gina Kim. la Miglior Esperienza in realtà virtuale a “La Camera Insabbiata” di Laurie Anderson e Hsin- Chien Huang e per la Miglior Realtà Virtuale a “Arden’s Wake” di Eugene YK Chung.

 

labiennale.org/it/cinema/2017

 

NICO : il film

 

                                                                                                                            29 AGOSTO 2017

 

 

Nico 1988 di Susanna Nicchiarelli apre la 74 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica  di Venezia con la sezione Orizzonti. Il film è il biopic sulla mitica cantante dei Velvet Underground, icona degli anni 70 e musa di Andy Warhol.

Donna dalla bellezza leggendaria, Nico vive una seconda vita dopo la storia che tutti conoscono, quando inizia la sua carriera da solista. La sua musica è tra le più originali degli anni ‘70 e ‘80 ed ha influenzato tutta la produzione musicale successiva. La ‘sacerdotessa delle tenebre’, così veniva chiamata, ritrova veramente se stessa dopo i quarant’anni, quando si libera del peso della sua bellezza e riesce a ricostruire un rapporto con il suo unico figlio dimenticato. ‘Nico, 1988’ racconta degli ultimi tour di Nico e della band che l’accompagnava in giro per l’Europa degli anni ’80. È la storia di una rinascita, di un’artista, di una madre, di una donna oltre la sua icona. “Questa è la storia di Nico dopo Nico – dice la regista Susanna Nicchiarelli – Di lei di solito si parla solo in funzione degli uomini con cui è stata da giovane: Brian Jones, Jim Morrison, Bob Dylan, Alain Delon, Iggy Pop. Una volta in un’intervista lessi che ‘a 34 anni Nico era una donna finita’. Falso. Dopo l’esperienza con i Velvet Underground Nico diventa una grande musicista. Ho voluto raccontare la sua parabola al contrario – spiega Chiarelli – a perdita del consenso e il cambiamento della sua immagine, hanno significato la conquista della libertà”.

 

LOCARNO FESTIVAL 70

 

                                                                                                                        8 AGOSTO 2017

 

 

70 primavere e non le dimostra. Il Festival di Locarno, uno dei Festival cinematografici più attesi dell’estate, ha aperto il 2 agosto la sua settantesima edizione con un programma di grande cinema e anteprime esclusive. Ricerca e attenzione per le opere prime sono sempre state le caratteristiche di questo Festival che si è imposto negli anni fino a diventare uno dei punti di riferimento dei cinephiles alla ricerca di pellicole d’autore, e che ogni anno si reinventa, per questo non invecchia, anzi. Due nuove sale aggiunte, Palacinema e Gran Rex, e tre nuove iniziative: Locarno Kids, Locarno Talks, spazio di discussione con Carla del Ponte (membro della commissione internazionale d’inchiesta indipendente dell’ONU per la Siria), l’architetto del Burkina Faso Diebedo Francis Keré, l’artista/musicista canadese Peaches e l’astrofisica inglese Ben Moore,  e #movieofmylife, progetto per web che consiste in un  concorso multimediale aperto a tutti, Sulla piattaforma del sito di Locarno Festival sono visibili tutti i video di 70 secondi caricati entro l’ 11 . 8. (www.movieofmylife.ch.   )

Disseminati tra le tante sale e la Piazza Grande 18 film in concorso per il Pardo d’Oro, 16 nella sezione Cineasti del presente, 38 nei due concorsi per i Pardi di domani, 10 nella sezione Open Doors, 7 nella Semaine de la critique, 16 in Piazza Grande, mega schermo open air tra i portici medioevali.  Non mancano, tra le tante pellicole di sperimentazione, film divertenti di stampo Hollywoodiano, come Atomica Bionda, con Charlize Theron, spy story da fumetto ambientata a Berlino  mentre il muro sta crollando. Altre star : Vanessa Paradis è la protagonista di Chien, una superba Fanny Ardant in Lola Pater, Isabelle Huppert è la misteriosa Madame Hyde, un magnifico  Robert Pattinson in Good Time, e due miti imperdibili: David Lynch e Harry Dean Stanton , indimenticabile in Paris Texas, in LuckyMolti gli ospiti : Adrien Brody, Isabelle Huppert, Alexandr Sokurov, Mathieu Kassovitz, Nastassja Kinski, Fanny Ardant,Todd Haynes, Vanessa Paradis.

Questo e molto altro, diviso in sezioni , doc e retrospettive sul sito di Locarno Festival

 

 

MILENA canonero,4 oscar e un orso

 

                                                                                                                           20 FEBBRAIO 2017

 

  • ARANCIA MECCANICA .  STANLEY KUBRICK. 1971
  •  BARRY LYNDON  . STANLEY KUBRICK . 1975
  • COTTON CLUB . FRANCIS FORD COPPOLA . 1984
  • DICK TRACY . WARREN BEATTY . 1990
  • IL PADRINO PARTE III . FRANCIS FORD COPPOLA . 1990
  • IL TRENO PER IL DAIJERLIING . WES ANDERSON . 2007
  • GRAN BUDAPEST HOTEL . WES ANDERSON . 2014
  • LA MIA AFRICA . SYDNEY POLLACK . 1985
  • SHINING . STANLEY KUBRICK . 1980
  • MARIA ANTONIETTA . SOFIA COPPOLA  .  2006
  • MOMENTI DI GLORIA  . HUGH  HUDSON  . 1981

 

L’Orso alla carriera a Milena Canonero non sorprende perchè la bravura della costumista italiana è già stata consacrata con ben 4 Oscar, ma ci fa un immenso piacere perché non è brava, è bravissima. Amo il cinema; un bel film è il risultato di un lavoro corale dove ogni voce è importante, non esiste un buon film senza un bel soggetto e un’ottima sceneggiatura sulla quale un regista, anche se bravissimo, possa tirare fuori la storia che ci affascinerà. Storia che viene raccontata a chi guarda attraverso lo sguardo e la luce del direttore della fotografia, importantissimo, naturalmente, come la scenografia, i luoghi esterni e interni che sono la “base “ visiva sulla quale appoggia la storia e il contesto sociale e scenico dell’epoca, come è importante la colonna sonora che accompagna le emozioni, e il fonico, per i suoni e i rumori che devono essere perfetti, credibili, non troppo sopra o sotto le voci, ed eccoci: i costumi. Chi non associa subito ad Arancia Meccanica, uno dei capolavori di Stanley Kubrick, l’immagine di quelle camicie bianche senza collo, pantaloni bianchi con parapalle, infilati negli scarponi militari come divise, e quell’occhio con le ciglia lunghissime e inquietanti sormontato da una bombetta ? Ed è proprio Arancia Meccanica che segna l’inizio della straordinaria carriera di Milena Canonero, con una partenza folgorante. Non c’è modo migliore di raccontare il suo straordinario lavoro se non attraverso qualche immagine dei suoi film più famosi, ma riporto qui la bella intervista di Arianna Finos, inviata a Berlino della Repubblica, perché Milena, nonostante sia una delle figure di spicco del cinema mondiale, preserva l’umanità e la modestia tipiche dei veri artisti ed è un piacere leggerla.

MGP.

 

Milena Canonero, la costumista insignita dell’Orso d’oro alla Berlinale rende omaggio ai suoi due grandi maestri; Stanley Kubrick e Piero Tosi. “Stanley mi ha insegnato tutto quello che so sul cinema, Piero mi ha spedito da Kubrick al posto suo, ma è lui il più grande e dovrebbe essere qui a ricevere il premio, che io prendo anche a nome suo”. Statuaria in un cappello di pelliccia, cappotto di pelle su dolcevita nera, la voce emozionata, la schiva artista torinese all’incontro all’Hyatt Hotel apre il baule dei ricordi di una carriera lunga 25 film, blasonata da quattro Oscar (il primo nel ’76 per Barry Lyndon, l’ultimo nel 2015 per Grand Budapest Hotel) e nove candidature. Milena ha studiato storia dell’arte e del costume a Genova, trasferendosi poi a Londra: ora, dopo tanti anni di carriera, l’ambizione ultima di debuttare alla regia (dopo un corto pubblicitario molto bello girato a Roma) con un film sul suo maestro e amico Piero Tosi, il grande costumista oggi ottantanovenne.

Al Grand Hotel con Wes Anderson. Milena Canonero è accolta in sala da un applauso lunghissimo. La prima domanda è su Grand Budapest Hotel, presentato in apertura alla Berlinale che poi gli è valso l’ultimo Oscar. Dice del regista americano: “Ogni volta si parte dalla sceneggiatura, Wes è molto attento ai dettagli ma, come Stanley e come Coppola, ti dà poi la possibilità di andare oltre. Gli piace molto fare ricerca, e ci consegna anche dei disegni per dare l’idea di ciò che sente, che pensa. È molto divertente e tiene alla sua troupe come a un gruppo di famiglia, un’atmosfera calda, i suoi set mi ricordano quelli di Stanley: Kubrick era uno che ti faceva sentire parte della sua famiglia. Wes ama le citazioni di altri film e lavora come un pittore naif, con un importante sottotesto”.
Come nasce un costume? Canonero ama le possibilità che ti regala Photoshop: “Ho iniziato a usarlo per un’opera . Quando lavoro a un personaggio parto dalla testa, me lo ha insegnato Stanley, quella è la cosa più importante. E poi si lavora sulla forma del viso, sul corpo dell’interprete. Ma non è così per ogni film; ci sono volte in cui mi sono ispirata a dipinti, come per Barry Lyndon, ci sono registi che vogliono seguire passo per passo il processo e altri che ti lasciano libero. È interessante lavorare in ogni modo. Kubrick e Coppola erano molto chiari nello spiegarti cosa è il film per loro, se avevi colto il concetto poi ti lasciavano andare in libertà. Per me la cosa importante è non essere solo la costumista ma qualcuno che partecipa attivamente al processo creativo. Stanley chiedeva attenzione, gli piaceva che tu prendessi nota ma poi ti lasciava libera. Lui è il mio grande maestro che mi ha insegnato tutto e non mi ha mai messo in una scatola, a volte, poiché parlavo bene francese, mi faceva anche controllare il doppiaggio del film. Era un uomo straordinario, unico nel panorama cinematografico mondiale”. Non è vero che la costumista usa solo suoi disegni: mi piace farlo, ma dipende dal film, si possono anche comprare o affittare costumi, trovarli in stock, l’importante è la scelta personale e la loro armonia rispetto al film. E devi considerare anche che devi interagire con gli attori, che non sono oggetti, devi confrontarti con la loro personalità. No, non ci sono regole stabilite”.

Dal Padrino a Dick Tracy. “Coppola è un regista che dà poche indicazioni e poi ti lascia andare. Il padrino l’ho immaginato come un’opera lirica”. Per Dick Tracy “alla base c’è un fumetto, l’idea era di usare solo i cinque colori primari che sono quelli usati nei primi comics, ma poi li ho allargati a dieci e Warren Beatty mi ha dato fiducia. Li abbiamo resi più omogenei lavorando fianco a fianco con Vittorio Storaro. Sono molto fiera di quel lavoro e sinceramente penso che avrei meritato l’Oscar per questo film più che per altri. Soprattutto per lo splendido lavoro di squadra”.

Fortuna e ossessione. Descrive così la sua carriera: “Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi registi, sono appassionata del mio lavoro, attenta a ogni dettaglio, osservo la realtà con attenzione, non dimentico niente. Anche se poi quando guardo un film mi pare che niente è perfetto, c’è sempre qualcosa da aggiustare. Sono grata a tutti i grandi con cui ho lavorato. Ma Stanley è unico, il più grande di tutti”. A chi le chiede se abbia rimpianti o rimorsi dice “rimpianti sì, nel lavoro e nella vita, come capita a tutti. Rimorsi sono legati al sentirsi colpevole di qualcosa e allora no. Ci sono momenti nella vita in cui cerchi di saltare sul treno in corsa, a volte ci riesci, a volte va troppo veloce e se ne va. Ma io ci ho sempre provato”.

Il maestro italiano. “Tu sei ciò che sei, la tua cultura e la tua famiglia fanno parte del bagaglio. Ma se non fossi andata in Inghilterra e non avessi incontrato Kubrick la mia carriera non sarebbe iniziata. E se non avessi incontrato gli altri, Parker, Malle, Coppola, Polanski, non avrei avuto la possibilità di evolvere. Se non avessi avuto la chance che mi ha dato Stanley non sarei qui ora con voi, magari avrei sei figli, mi sarei suicidata… ma non voglio più parlare di questo, non sono brava con le risposte, mi perdo, perdonatemi”. L’ultimo pensiero è per i colleghi e il maestro italiano. “Questo premio è una grande opportunità. Viene spesso dato a registi o attori a fine carriera. E allora mi sento onorata io, costumista, di rappresentare la mia professione. E penso al mio maestro Piero Tosi, che ha lavorato con Visconti, Pasolini, De Sica, Fellini. È l’uomo che dovrebbe essere qui oggi e stasera. Il premio dovrebbe andare a lui, io lo rappresento. Io sono come tanti altri, ma fortunata. Lui invece è il grande maestro della nostra anima: fu lui che Kubrick cercò, ma Piero non poteva viaggiare e non parlava inglese. Ed è per questo che ora non è qui, anche se è lui il migliore

Arianna Finos

MOVIE : PATERSON di Jim Jarmusch

 

                                                                                                                                4 GENNAIO 2017

 

 

Paterson è un film da vedere. Certo è che fa discutere: c’è chi dice che è un film noioso, dove impera una quotidianità ordinaria, ripetitiva e immobile, eppure, dietro alla narrazione di questo scialbo tran tran, si cela una poesia che solo un regista come Jarmusch sa cogliere e portare sottilmente al cuore. La vita di Paterson è scandita dal ritmo della provincia più profonda, al quale Paterson oppone uno sguardo che vola oltre la ripetività angosciante dei luoghi e dei gesti, annotando su un taccuino poesie che prendono ispirazione dalla passione dei suoi poeti preferiti ( tra i quali Ginsberg ) e dal suo orizzonte quotidiano. Non è certo nella qualità della prosa del protagonista, ma attraverso il suo dono del saper vedere e comprendere con  sguardo acuto e sensibile le piccole cose offerte dalla vita, che Jarmusch racconta, con lievità e maestria, costruendone il senso nel suo insieme attraverso città, esistenza, parola e immagine, e facendone un poema minimalista, ironico, astratto, una visione del mondo che passa attraverso la scrittura e un ordinario disordinato solo apparentemente tranquillo.

 

MGP

 

T 2 TRAINSPOTTING teaser trailer

 

                                                                                                                           5 NOVEMBRE 2016

 

 

In uscita a fine febbraio, a distanza di 20 anni, il sequel dello straordinario cult internazionale Trainspotting, tratto dall’omonimo romanzo di Irvine Welsh. Il film, diretto da Danny Boyle e interpretato da un secchissimo e ancora sconosciuto Ewan McGregor, e Robert Carlyle, uno degli attori preferiti di Ken Loach, aveva scosso critica e pubblico con lo humor irresistibile e pieno di angosce di una generazione che cerca nella ribellione e nell’eroina, una scappatoia  alla banalità dell’esistenza di una società votata al consumo compulsivo non solo materiale. Da molti il film fu accusato di esaltare il consumo di eroina, in realtà Boyle dà una lezione morale mettendo a nudo i mali della tossicodipendenza, e che non esistono scappatoie e facili soluzioni per sottrarsi alla vita. Il tutto scandito da una colonna sonora travolgente (da Lou Reed a Iggy Pop, dagli Underworld ai Blur). Anche il sequel, T2 Trainspotting, è tratto da un libro di Welsh : Porno ed è, naturalmente, interpretato dagli stessi attori. L’attesa è grande.


BEATLES : Eight Days a Week

 

                                                                                                                               12 SETTEMBRE 2016

 

 

 

Per chi ancora non lo sapesse, per i festeggiamenti della band che ha stravolto il panorama musicale dei primi anni sessanta ed è entrata nella leggenda, è in uscita il docu- film evento Height Day a Week, The Touring Years . La premiere mondiale a a Londra, a Leicester Square, e in contemporanea sugli schermi del pianeta il 15 settembre. Il documentario, realizzato con la collaborazione di Paul McCartney, Ringo Starr, Yoko Ono Lennon e Olivia Harrison, racconta tre anni della band, dai concerti del 1963 al Cavern Club di Liverpool fino all’ultima data del tour statunitense presso il Candlestick Park di San Francisco nel 1966 con filmati rari o inediti e backstage di vita, tra una hit e l’altra. I tempi sono da evento : nelle sale dal 15 al 21 settembre.

 

 

21° MILANO FILM FESTIVAL

 

                                                                                                                         6 SETTEMBRE 2016

 

  • GIMME DANGER
  • BURROUGHS THE MOVIE
  • HOMO SAPIENS
  • HOWARD BROOKNER
  • KEATON
  • TENEMOS LA CARNE
  • MAPPLETHORPE
  • OVARIAN PSYCHOS
  • MIMOSAS
  • TOWER
  • INSIGHT
  • THE LURE
  • MALGRE LA NUIT

 

Giunto alla 21° edizione, l’atteso appuntamento con il Milano Film Festival inizia l’ 8 settembre e si concluderà il 18 nel distretto Tortona a Milano, già cuore di moda e design, nel polo culturale di BASE Milano e Mudec, e un’arena all’aperto adiacente ai magazzini del Teatro La Scala, mentre per l’altra parte della città rimane confermato lo storico Spazio Oberdan e il MIMAT.  Undici giorni del migliore cinema emergente internazionale, incontri con i registi e dibattiti, in un’atmosfera di scambio e dinamismo culturale, un’occasione formativa e sociale per un cinema aperto alla discussione. Tre  le categorie in concorso : CONCORSO INTERNAZIONALE LUNGOMETRAGGI per opere prime e seconde provenienti da ogni parte del mondo e tutte in anteprima italiana. CONCORSO INTERNAZIONALE CORTOMETRAGGI riservato a registi under 40, e NASTRO AZZURRO VIDEO TALENT AWARD che premia la sperimentazione di progetti innovativi della produzione video. Oltre alle categorie in concorso, film in anteprima, workshop, ospiti, sezioni fuori concorso, eventi speciali.

Film di apertura (giovedì 8 settembre ore 21, MUDEC) Gulîstan, Terre de roses della regista canadese Zaynê Akyol, un racconto in prima persona di un gruppo di guerrigliere del PKK che vivono sulle montagne e nei deserti del Kurdistan, donne rivoluzionarie che combattono per la libertà del proprio paese rinunciando a tutto, presentato a Visions du Réel e premiato anche a Locarno per la selezione Doc Alliance; Baden Baden della debuttante Rachel Lang, produzione belgo-francese che racconta un’estate particolare della giovane Ana, tra precariato e legami personali; Jacqueline (Argentine) del regista statunitense di origine brasiliana Bernardo Britto, film girato con i-phone che segue la sgangherata fuga di un’informatrice interpretata da Camille Rutherford, in Argentina; Radio Dreams di Babak Jalali, premiato al 45° International Film Festival Rotterdam, black comedy in cui un un brillante e incompreso scrittore sogna di unire le culture di Occidente e Oriente nel rock, invitando a suonare con i Kabul Dreams, prima rock band afghana, i Metallica, che accetteranno; Under the Shadow dell’iraniano Babak Anvari, presentato come il nuovo The Badabook in anteprima mondiale al Sundance, horror ambientato nella Teheran sotto assedio del 1988, nel momento più sanguinoso della guerra Iran-Iraq, protagonista una madre e la figlia, minacciate da una forza maligna nel loro stesso appartamento; The Lure della polacca Agnieszka Smoczyńska, musical tra l’eros e l’horror premiato dalla giuria del Sundance che rilegge la fiaba della Sirenetta in un night club stile anni ’80; Diamond Island, prima opera di fiction del regista franco-cambogiano Davy Chou, storia di una formazione ai giorni nostri a Phnom Penh; Victoria di Justine Triet, commedia interpretata da Virginie Efira e secondo lungometraggio della regista francese de La bataille de Solférino; Mimosas, opera seconda di Oliver Laxe, ambientata tra i monti dell’Atlante marocchino, in cui una carovana asseconda il desiderio di un anziano sceicco di morire ed essere sepolto vicino ai propri cari e vincitore della Semaine de la Critique a Cannes.

FOCUS PHILIPPE GRANDRIEUX – Il regista francese Philippe Grandrieux, membro della giuria del Concorso Internazionale Lungometraggi, nel suo cinema indaga il confine tra ossessione, psiche e desiderio, attraverso fiction, videosaggi, performance e installazioni. In occasione dell’anteprima italiana del suo ultimo film Malgré la nuit, interpretato da Ariane Labed e Roxane Mesquida, Milano Film Festival ne omaggia l’opera con la proiezione, accompagnata dall’autore, dei suoi film di fiction: dall’esordio Sombre (1998), dedicato a un serial killer fuori dagli schemi del genere, al suo più celebre La vie nouvelle (2002) fino a Un lac (2008), menzionato alla Mostra del cinema di Venezia.

FOCUS ALBERT SERRA – In programma un focus dedicato al catalano Albert Serra (1975), giovane regista presente durante il Festival dalla poetica in bilico tra classicismo e sperimentazione, amato dal pubblico internazionale e misteriosamente non distribuito in Italia. Il focus, nato in collaborazione con la rivista di critica cinematografica Filmidee, presenta i film di fiction dell’autore, attivo anche nel documentario e nell’arte contemporanea, partendo dall’anteprima italiana del più recente La mort de Luis XIV (2016), presentato al Festival di Cannes, che racconta gli ultimi giorni di vita del morente Re Sole interpretato dall’attore culto della Nouvelle Vague Jean-Pierre Léaud, e prosegue con altri tre titoli – proiettati in 35 mm – Honor de cavalleria (2006), ispirato dal Don Chisciotte, El cant dels ocells (2008) e Historia de la meva mort (Pardo d’Oro a Locarno 2013) dedicato al tramonto di Casanova.

OMAGGIO AD ANDRZEJ ŻUŁAWSKI – Irregolare e visionario, per la prima volta il Festival dedica un omaggio a un autore scomparso: Andrzej Żuławski, mancato a febbraio di quest’anno. Del regista polacco, verranno proiettati in anteprima italiana tre restauri recentemente completati di sue opere prodotte in Polonia: l’esordio La terza parte della notte del 1971, che fu presentato a Venezia nella celebre edizione non competitiva e provocatoria di Gian Luigi Rondi; il raro The Devil (1972) e Sul globo d’argento (1988). Chiude l’omaggio la proiezione di Cosmos (2015), ultimo controverso lungometraggio presentato nel 2015 a Locarno tratto dall’omonimo romanzo di Witold Gombrowicz.

COLPE DI STATO – alla  dodicesima edizione Colpe di Stato, che si sofferma sulla realtà complessa del sistema di potere nel mondo, che si muove quest’anno su due sponde tematiche, quella dei titoli presentati in collaborazione con Docucity, che esplorano le trasformazioni dello spazio urbano, e quella del confine, in tutte le sue accezioni, geografica, sociale, culturale e religiosa.

Del primo filone fanno parte Tides – A History of Lives and Dreams Lost and Found (Some broken) di Alessandro Negrini, che racconta l’Irlanda del Nord, dove il Foyle separa Derry, città dei cattolici, da Londonderry, feudo dei protestanti, un confine d’acqua che si è fatto, nel tempo e suo malgrado, serbatoio di memorie nella storia accidentata dell’Irlanda del Nord; City Of Dreams: A Musical di Brian Hill e Sam Benstead, musical in stile Bollywood che racconta gli slums indiani di Dharavi, Mumbai, attraverso l’occhio dei bambini, una quotidianità terribile e onirica, segnata dall’intenzione di essere felici con quel che si ha; Ovarian Psycos di Joanna Sokolowski e Kate Trumbull-LaValle, la conquista della libertà delle cosiddette “ovas”, crew dell’East Side di Los Angeles di donne che si muovono solo in bicicletta, hanno una voce artistica e politica precisa, raccolgono storie e vogliono riconquistare il potere; Tower della statunitense Keith Maitland, uno sguardo animato e ricco di azione sulla prima sparatoria di massa in una scuola americana, quando il peggio di un solo uomo ha tirato fuori il meglio di molte altre persone.

Al secondo filone, curato dal critico Alessandro Uccelli, quello dei confini, appartengono La vallée du sel dello svizzero Christophe M. Saber, ambientato nel mezzo del momento politico peggiore dell’Egitto, quando un giovane regista torna a casa a Il Cairo, per la prima volta dall’inizio della rivoluzione e guarda i suoi genitori fronteggiare una situazione che metterà in crisi la loro fede e farà sorgere dei dubbi sulla loro presenza nel proprio paese; Remember Your Name, Babylon di Marie Brumagne e Bram Van Cauwenberghe, dove tra i corridoi di una serra in un mondo coperto di plastica crescono piccole baraccopoli, case di uomini e donne che hanno attraversato il mare in cerca di una vita migliore; Madame B., histoire d’une Nord-Coréenne di Jero Yun, storia di Mrs. B che, espatriando illegalmente dalla Corea del Nord, è venduta dai suoi contrabbandieri a un contadino cinese, diventa contrabbandiera anch’essa e inizia una battaglia per riunirsi con i suoi figli.

Ultimi titoli in rassegna, infine, The Lovers and the Despot di Ross Adam e Robert Cannan, che racconta l’incredibile storia di un rapimento per scopi culturali ordito alla fine degli anni 70 dal presidente della Corea del Nord, Kim Jong-il, che voleva costruire un’industria cinematografica Nord Coreana che potesse competere con quella statunitense; e Shadow World di Johan Grimonprez, documentario sui retroscena del commercio internazionale di armi basato sull’acclamato libro di Andrew Feinstein.

UNDER SCREEN  – nuove traiettorie del cinema, rassegna di incontri e proiezioni ideata per tracciare nell’audiovisivo il “dopo” proposto dalla XXI Triennale (che chiude il 12 settembre) con Design After Design. Nuovi modi di linguaggio, come nel cinema che gioca con se stesso e il suo immaginario. Ne fanno parte Fear Itself del giovanissimo regista e critico cinematografico britannico Charlie Lyne, film di montaggio composto interamente da film già esistenti, viaggio personale attraverso la paura e il cinema; Lo and behold, ultimo documentario di Werner Herzog sulla relazione tra l’uomo e internet, presentato al Sundance Festival e in collaborazione con il Goethe-Institut Mailand; Les sauteurs di Moritz Siebert ed Estephan Wagner, produzione danese sul tema dei rifugiati, ambientata sulla costa mediterranea settentrionale dell’Africa con le riprese del malese Abou Bakar Sidibé; Solar di Manuel Abramovich, lavoro che vede dietro la macchina da presa Flavio Capobianco, che a dieci anni nel 1991 pubblicò un libro New Age assieme al fratello, trasformandosi in un caso nazionale, qui alle prese con la ridefinizione del proprio ruolo; The Clones Project, incontro con Erdal Inci, artista turco famoso in tutto il mondo come prolifico produttore di loop in Graphic Interchange Format (le GIF), un lavoro imperniato sulla ripetizione del soggetto nell’immagine e della stessa immagine all’infinito; REMAKE & MATCH – Il cinema di montaggio di Davide Rapp, architetto e filmmaker milanese, che lavora a un cinema di montaggio che rimette in gioco spazi e immaginario, indagando la storia del cinema; infine l’esibizione-racconto #RefugeeCameras, in collaborazione con NAGA, le fotografie raccolte da Kevin McElvaney a partire da 15 camere usa-e-getta affidate a viaggiatori senza più patria del nostro secolo, in partenza dai campi di Smirne, Lesbo, Atene e Idomeni.

PLEASURE & PAIN – VISIONI DI MEZZANOTTE – Per la prima volta Milano Film Festival propone, con la cura dell’esperto di cinema di genere Marco Cacioppo, una sezione dedicata ai film di mezzanotte: quattro opere prime o seconde da vivere a notte fonda. In programma, un restauro imperdibile, Multiple Maniacs, opera prima di John Waters, geniale enfant terrible della new wave americana anni ’70,  Tenemos la carne di Emiliano Rocha Minter, esordio apprezzato da Alfonso Cuarón e da Alejandro González Iñárritu, dove fratello e sorella si introducono in un edificio fatiscente e si trovano a spartire la convivenza con un terzo personaggio demoniaco che li inizia a un viaggio interiore all’insegna del piacere e della violenza più estremi; The Witch di Robert Eggers, noto in versione doppiata, ma proiettato in lingua originale per goderne al meglio l’ambientazione nel 17° secolo, quando una famiglia di padri pellegrini è sconvolta dalla sparizione del figlio appena nato, di cui viene incolpata la primogenita Thomasin; The Greasy Strangler di Jim Hosking, bizzarra commedia horror.

GIMME DANGER – In collaborazione con la piattaforma di video on demand Infinity,​ ​​​è​ ​in programma l’anteprima italiana di Gimme Danger di Jim Jarmusch (giovedì 15 settembre ore 20, Largo del Cinema), presentato a Cannes, che sarà successivamente distribuito nelle sale italiane da BIM. Gimme Danger è la storia dei primi anni di carriera dell’idolo rock Iggy Pop e degli Stooges, un documentario intenso e senza filtri con interviste inedite, aneddoti, rarità dei fan che ricostruisce la rivoluzione di un gruppo di ragazzi che ha cambiato l’immagine e il suono del rock.

FOCUS ANIMAZIONEmaratona di animazione (lunedì 12 settembre ore 20.45 in Largo del Cinema e ore 22 al MIMAT) curata dal critico Andrea Lavagnini, quattro ore di racconti illustrati, dipinti, materializzati e modellati che dà conto della migliore produzione annuale in campo animato, e due lungometraggi, lo stopmotion Little from the fish shop di Jan Balej, fiaba dark ispirata a La Sirenetta che narra in rima e plastilina la storia della giovane Little e della sua sofferta decisione di lasciare casa e famiglia per concedersi all’amore, e Psychonauts, the forgotten children di Alberto Vazquez, la graphic novel animata a quattro mani da Alberto Vázquez e Pedro Rivero, storia degli adolescenti psiconauti dimenticati Birdboy e Dinky, in fuga da una catastrofe ecologica.

All’interno del Focus Animazione anche Holy Motors – Strong Messages from the perfect machines, il workshop di produzione realizzato con il supporto di Flying Tiger Copenaghen e condotto da Jeanne Boukraa per la realizzazione di un lavoro collettivo in animazione digitale, grazie anche alla collaborazione tecnica di Wacom che fornirà ai partecipanti le tavolette grafiche su cui lavorare.

Altri eventi :  la  festa di fine anno della Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti (al MUDEC il 14 settembre); la partnership sulla prima serata del Gran Festival del Cinema Muto con la proiezione di Sangue e arena di Fred Niblo (al Teatro Dal Verme il 15 settembre), musicato dal vivo dall’Orchestra dei Pomeriggi Musicali.

DEBUT – Open platform to meet professionals  Con il sostegno di SIAE, il patrocinio di Lombardia Film Commission e in collaborazione con Belleville – La Scuola, Milano Film Festival apre al mondo dell’industria rivolta ai giovani registi, produttori e studenti. L’idea è di concentrarsi sul primo film, in linea con la ricerca di talenti del Festival toccandone i diversi aspetti: dalla scrittura, alla produzione, alla distribuzione, alla film litteracy (formazione). A partire da una call per soggetti cinematografici per cortometraggi opere prime e seconde lanciata insieme alla scuola di scrittura creativa Belleville, saranno selezionati i progetti che avranno la possibilità di presentare il materiale di ricerca e il soggetto a una platea di buyers, produttori, distributori, registi. Un formato aperto, che si terrà a BASE Milano dal 13 al 18 settembre, dove incontrare i professionisti del settore e instaurare con loro un contatto diretto di apertura all’industria cinematografica, completato da showcase di organizzazioni professionali internazionali, pitch per produzioni in corso di sviluppo, masterclass e lezioni.

AUDIOVISIVA  Parallelamente a tutto ciò si svolgerà un programma musicale sull’interazione tra suono e video, orientato alla musica elettronica, alla sperimentazione visiva e all’esplorazione dei linguaggi espressivi contemporanei. Musica live e dj set, visual acts, showcase di etichette, musicazioni di film e after show. L’architettura industriale di BASE Milano diventerà l’ anima del festival, con un programma quasi interamente gratuito che comprende oltre 40 artisti dal pomeriggio fino a tarda sera. Per l’edizione 2016  l’inaugurazione è affidata a due donne provenienti dalle parti opposte del globo, la coreana Peggy Gou e la californiana Kerry LeBon, lo showcase dell’etichetta italiana Vae Victis con Ayarcana, Chevel, Dj Plant Texture (sabato 10 settembre), l’appuntamento con la label meneghina Hormonal Sequenze (giovedì 15 settembre) con ospite speciale Imaginary Forces e l’evento in collaborazione con Linecheck – elita che vedrà la performance audiovisiva dal vivo del francese Chassol seguito da Rival Consoles.

 

Il programma day by day sul sito

www.milanofilmfestival.it

 

 

TUTTI vogliono qualcosa

 

                                                                                                                              16 GIUGNO 2016

 

 

 

E’finalmente uscito in Italia  Tutti vogliono qualcosa, il film che tutti dovrebbero vedere. E’ una storia che si racconta con una spontaneità che avvolge tutti sensi e ti rapisce per tutta la durata del film. Non aspettatevi niente di cervellotico, di costruito, il bello, qui, è la semplicità godibilissima di una storia così ben raccontata da farti sentire “ a casa”, da fartici vivere dentro e condividere ogni emozione o sentimento, ed è questa apparente semplicità, che, come ogni bel libro o buona musica, arriva diretta e pura, senza artifici, senza etichette.

 

 

GIOVANI REGISTI CERCASI

 

FILM : "SALO' O LE 120 GIORNATE DI SODOMA" DI PIER PAOLO PASOLINI

          

 

                                                                                                                        18 FEBBRAIO 2016

 

I LOVE GAI – Giovani Autori Italiani nasce da un’iniziativa SIAE in collaborazione con Lightbox. Il concorso è dedicato ai giovani autori e registi italiani sotto i quarant’anni, ed è aperto a opere di qualunque formato e genere con una durata massima di 30′, create dopo il primo gennaio 2015. Le proiezioni dei corti in concorso si terranno a Venezia, durante la 73. Mostra del Cinema e verranno giudicati da una giuria internazionale.

LE ISCRIZIONI SONO APERTE FINO AL 30 APRILE 2016
Per maggiori informazioni: info@ilovegai.com
Segreteria Organizzativa
info@ilovegai.com
+ 39 041 2411265

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VISIONI DAL MONDO

 

 

                                                                                                         10  DICEMBRE  2015

 

  • IN CONCORSO : REDEMPTION SONG ,   WANDERLUST,   PEQUENAS MENTIRAS PIADOSAS,   KILLA DIZEZ
  • IN CONCORSO :  MEGLIO UN GIORNO,   NOTE DOLENTI,   OTHER THAN OUR SEA,   WIDE BLUE DELIVERY
  • IN CONCORSO : REVELSTOKE- UN BACIO NEL VENTO,   STELLA CIAO,   FUKUSHIMA NUCLEAR STORY,  QUELLO CHE RESTA
  • FUORI CONCORSO :  CHANTE TON BAC D'ABORD,   THE SWEDISH THEORY OF LOVE,  LA LINEA SOTTILE,   HIP-HOP- HERATION
  • OMAGGIO A RAI CINEMA :   LOOKING FOR KADIJA,    MATERIA OSCURA,   LUCE MIA,   IL CASTELLO

 

 

IL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL DOCUMENTARIO,  ” VISIONI DAL MONDO – IMMAGINI DALLA REALTA’” INIZIA DOMANI, 11 DICEMBRE, A MILANO, ALL’UNICREDIT PAVILLION, il nuovissimo centro culturale in Piazza Gae Aulenti al 10. La prima edizione di questi tre giorni di kermesse, offre un programma di 24 anteprime internazionali, 12 film inediti nel concorso “ Storie dal Mondo Contemporaneo “ ed eventi speciali. Inaugura la prima giornata del festival la masterclass di  Gianni  Amelio, alle 10, 30 del mattino, mentre alle 20,30, alla sala TIGLIO ci sarà la proiezione in anteprima assoluta di “ Registro di Classe Libro Secondo “ ( 1968 – 2000 )  di Gianni Amelio e Cecilia Pagliarani. Il festival si propone di raccontare la Storia e le storie di oggi, dagli eventi universali alle piccole storie di ogni giorno, un’indagine sui valori culturali e sociali nello stile cinema del reale atttraverso gli occhi e il cuore di giovani filmakers. L’ingresso è libero, fino ad esaurimento posti, inutile dire che chi primo arriva ..  Fino a domenica 13 dicembre.

 

   info : www.visionidalmondo,it

 

 

TORINO FILM FESTIVAL

 

 

                                                                                                             20  NOVEMBRE  2015

 

 

god bless the child

 

 

L’ANNUALE APPUNTAMENTO DI TORINO FILM FESTIVAL  ( 20- 28 NOVEMBRE ) APRE IL CONCORSO CON UN FILM GIRATO NELLO STILE CINEMA – VERITA’, IL TOCCANTE, MA ANCHE DIVERTENTE “GOD BLESS THE CHILD ” IN PROGRAMMA SABATO 21. Il film racconta della giornata in totale libertà di cinque fratelli. La madre li ha praticamente abbandonati e a far loro da baby sitter, prova la sorella maggiore. Ovviamente il caos prende il sopravvento, ma oltre ai litigi, la tenerezza e l’amore sono la parte magica di questo piccolo film girato in povertà da Robert Machoian e Rodrigo Ojeda-Beck.

I 205 titoli divisi tra le varie sezioni, comprendono le retrospettive, dove sarà possibile vedere alcuni film rari, e 50 anteprime mondiali, ma il concorso ufficiale, Torino 33, è come sempre dedicato ad opere prime,seconde e terze che come tema centrale, in questa edizione, hanno la famiglia, i giovani e i problemi del quotidiano, suddivisi in 15 lungometraggi, 11 documentari nel concorso internazionale e 9 in quello italiano. Sul sito del festival, tutto il programma, le gallery, info e news.

 

TORINOFILMFEST.ORG